lunedì 7 settembre 2009

APPELLO CAMBIAMO SINISTRA E LIBERTA'

Siamo compagne e compagni che provengono da esperienze e pratiche politiche diverse ma che si sono incontrati in Sel per costruire un luogo accogliente capace di fare e pensare in modo rinnovato ed efficace la politica. Ci siamo impegnate/i per avviare il processo costituente per il nuovo soggetto a sinistra, perchè dopo le sconfitte abbiamo bisogno di ripartire, attraversando criticamente le esperienze agite ma determinati a non soccombere né alla inefficacia né al moderatismo. Nel nostro Paese c’è spazio e bisogno di una sinistra nuova. Perciò abbiamo votato e chiesto di votare nelle scorse elezioni per SeL.

Ma, per come è oggi, Sel non è né luogo accogliente né strumento per incidere sulle politiche. Non c’è sostanzialmente alcuna iniziativa né di mobilitazione ( e ce ne sarebbe davvero urgente bisogno solo se pensiamo agli enormi problemi del mondo del lavoro , della scuola, della cultura, dell’ambiente ) né di approfondimento tematico. Se si continua così il progetto muore .

Vediamo emergere sempre di più una contraddizione insopportabile tra l’annuncio di prossime novità e i fatti concreti. Non si fa vivere un soggetto organizzato, magari plurale e diversificato, bensì un assemblaggio di “forze” che pensano e dichiarano per conto proprio trovando reciproca legittimazione in confronti tra stati maggiori.

Perciò riteniamo indispensabile una discontinuità reale che rompa con lo stato continuo di attesa che si alimenta di appuntamenti elettorali piuttosto che di iniziativa politica e con comportamenti autoreferenziali messi in atto finora. Occorre aprire subito con l’assemblea del prossimo 19 settembre una fase partecipata per fondare il soggetto politico.

Per parte nostra nei territori, nelle organizzazioni e/o istituzioni dove agiamo ci impegnamo responsabilmente a realizzare forme e definire contenuti coerenti con il soggetto che è necessario far vivere.

Non utilizziamo lo slogan del partito subito, perché siamo convinti della necessità di avviare una fase densa e propositiva per affermare, nel fare ,il profilo politico culturale di una nuova forza. Ma non tolleriamo più l‘immobilismo e le pratiche burocratiche che si utilizzano nelle scelte operate o le finte partenze come è stato per il seminario del 3 luglio.

Non siamo a chiedere di essere cooptati nei coordinamenti nazionali o territoriali di cui sentiamo parlare.

Semplicemente riteniamo che nessuna cooptazione dall’alto può avere legittimità e utilità sociale.

Solo la pratica partecipativa e democratica può restituire fiducia, speranza e liberare energie e disponibilità al lavoro comune. Altrimenti temiamo un ritorno a casa silenzioso o esodi personali in ambiti diversamente scelti.

Ciò vale innanzitutto per noi. Ma avvertiamo crescere disillusioni e scoramenti anche in altri e altre.

Sentiamo non più procastinabile il tempo dell’azione e del lavoro comune in un intreccio fecondo tra realtà locali e quadro nazionale. Infatti non si tratta di contrapporre il lavoro dal “basso” a quello dall’”alto”, come via salvifica alla mancanza di democrazia e di programma. Serve un intreccio stretto e un progetto comune condiviso. Ciò vale per definire ogni tipo di politica, quella internazionale innanzitutto, ma anche quella da sviluppare sui territori. O si definisce un profilo generale o non ce la facciamo nè a battere le destre né a ricostruire una nuova cultura di sinistra.

L’assemblea del 19 può essere un nuovo inizio. Ma temiamo che nelle cose sia iscritto anche il suo fallimento se prevarranno vecchie logiche di apparato o schemi di federazione o confederazione di partitini.

Noi lavoreremo perché ciò non accada. Ma serve una volontà dichiarata a procedere in modo diverso dall’oggi, il riconoscimento di valore della partecipazione, messa a punto di calendari di lotte (a partire dalla manifestazione per i diritti dei migranti) e di approfondimento sui grandi temi che si presentano non rinviabili considerata la gravità della crisi e delle sue conseguenze sociali, ma anche una discussione larga e partecipata che non rimuova opportunisticamente i temi dell’identità politico-culturale.sin

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Gianna Baresi, Aldo Carra, Dario Danti, Gino De Paolis, Elettra Deiana, Enrico Fontana, Alfonso Gianni, Roberto Giulioli, Simone Leoncini, Mirko Lombardi, Enrico Luciani, Walter Mancini, Francesco Martone, Luigi Nieri, Mauro Palma, Giorgio Parisi, Gianluca Peciola, Maria Cristina Perugia, Nicoletta Pirotta, Bianca Pomeranzi, Dante Pomponi, Bia Sarasini, Patrizia Sentinelli, Massimiliano Smeriglio, Alessandra Tibaldi, Giancarlo Torricelli

1 commento:

  1. Forse si poteva dire con meno parole (cito Luigi Pintor: su 3 cartelle dattiloscritte, almeno 2 sono di troppo).
    Io ritengo che abbiamo bisogno anche di una forma che significa, implicitamente, far funzionare l'informazione e l'organizzazione interna nostra. Penso che la questione più spinosa sia proprio questa: darsi una forma, sia nel nostro piccolo sia a livello nazionale, all'interno della quale svliluppare tutte le iniziative di cui abbiamo parlato e di cui altri continuano a parlare.

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